martedì 21 luglio 2015

Noi, i Ragazzi dello Zoo di Berlino - Christiane F.

Titolo: Noi, i Ragazzi dello Zoo di Berlino
Titolo originale: Wir, Kindern vom Banhof Zoo
Autori: Christiane F., Kai Hermann e Horst Rieck
Pagine: 346
Casa Editrice: Rizzoli
Uscita tedesca: 1978
Uscita italiana: 1981

Ho appena finito questo celeberrimo romanzo, appunto: Noi, i Ragazzi dello Zoo di Berlino. Romanzo scritto grazie alle dichiarazioni della protagonista, ascoltata da due giornalisti, Hermann e Rieck, che per due mesi hanno fatto ciò che molti non hanno fatto quando lei ne aveva bisogno: l'hanno ascoltata. Il libro è praticamente un'autobiografia intervallata da altre dichiarazioni, i pensieri della madre, della polizia e degli esperti di droga dell'epoca.
E' un romanzo crudo che fa riflettere e che è nato grazie ad un processo in corso nel 1978, processo che ha visto Christiane come testimone ed imputata ed infine condannata per detenzione di droga e ricettazione. Una condanna che però non ebbe poi seguito in quanto gli avvenimenti sotto processo erano accaduti in un periodo in cui la giovane era ancora minorenne.
Com'era immaginabile destò molto scalpore per la giovane età dei protagonisti, dai 12 ai 16 anni. Protagonisti in preda a droghe, alcol e prostituzione in una realtà in cui gli adulti esistettero anche, ma se ne fregarono abbastanza di ciò che capitava a questi adolescenti completamente risucchiati nel baratro della droga.
Dal romanzo è stato anche tratto l'omonimo film, per la regia di Uli Edel e con la colonna sonora di David Bowie, spesso nominato per di più nel libro.


Parliamo ora però di una trama.


Christiane è una bambina di sei anni quando i suoi genitori decidono di trasferirsi da Amburgo a Berlino. Cercano fortuna, vogliono mettere su un'impresa matrimoniale, sognano una situazione migliore. Sogni però che non si realizzano. La situazione in casa si fa pesante e difficile, il padre della ragazza picchia le figlie e la madre, finché questa non si ribella e se ne va portandosi dietro le bambine. Christiane ha undici anni. Inizia a frequentare l'oratorio protestante, ammirando i ragazzi che con un paio d'anni più di lei, fumano hashish e si fanno di acidi. Entra allora nel loro giro, entrando in un vortice sempre più profondo, provando fumo, acidi, pasticche ed arrivando infine all'eroina.
Una storia vera, una storia cruda, che fa riflettere sul degrado dell'epoca.
Dissi subito agli altri due che anch'io volevo provarla. Pollo riusciva a mala pna a parlare. Ma si infuriò letteralmente. Disse: «Non lo fare, non hai idea di quello che fai. In poco tempo sarai esattamente come sono io adesso. Sarai un cadavere.» Pollo sapeva bene che lo chiamavano cadavere. Non fu certo così che io, povera ragazza, venni presa di mira consapevolmente da un perfido bucomane o da uno spacciatore, come si legge sempre sui giornali. Non conosco praticamente nessuno che sia stato spinto a bucarsi contro il suo desiderio. La maggior parte dei giovani all'eroina ci arrivano da soli, quando sono maturi per farlo come lo ero io.
Ed ora la mia modesta opinione su tutto ciò.
Ho fatto fatica a leggere questo romanzo, non una fatica "fisica", diciamo, più una fatica mentale, non per il modo in cui è scritto, ma proprio per le tematiche che tratta.
Il romanzo è fin troppo scorrevole, racconta la vita di Christiane probabilmente così come lei l'ha raccontata ai due giornalisti, in quanto sono presenti delle frasi anche parecchio sgrammaticate.
Comunque, dicevo, è stato difficile in quanto faceva montare in me un senso di schifo e rabbia. Rabbia nei confronti della famiglia di questa ragazza e rabbia nei confronti di una società che non ha voluto praticamente fare nulla per lei e per tutti i ragazzi nella sua situazione.
Rendiamoci conto che Christiane ha iniziato a battere all'età di tredici anni, ed il tutto per un quartino di "ero", una situazione che considero agghiacciante.
Grazie al romanzo entri nella psicologia di questa bambina, ed i suoi pensieri penso che facciano orrore alla maggior parte delle persone che hanno letto il libro. Christiane considera fighi i ragazzi che si drogano, ed i più fighi di tutti sono ovviamente quelli che si bucano, perché loro hanno raggiunto il massimo, più in là non puoi andare.
Eravamo semplicemente un gruppo veramente figo. Malgrado tutti i litigi e le stupidaggini che tra i bucomani sono semplicemente all'ordine del giorno. In questa fase l'ero e i suoi problemi ci tenevano ancora insieme. Sono sicura che tra i ragazzi che non sono drogati non ci sono amicizie stupende come c'erano nel nostro gruppo. E queste amicizie stupende che semplicemente all'inizio nascono tra quelli che si drogano esercitano un fascino sugli altri giovani.
Un'altra cosa sconvolgente è il fatto che leggendo, piano piano, il lettore perde la speranza insieme alla madre di Christiane. Christiane si droga, Christiane si disintossica, e va tutto bene per qualche giorno, dopo poco Christiane si fa una pera e ricomincia tutto daccapo. La prima volta ci speri, ma manca più o meno mezzo libro, quindi immagini anche come vada a finire. La seconda volta ci continui a sperare, dalla terza in poi hai sempre meno fiducia in questa ragazzina che dice di volerci riuscire, e appena ce la fa ci ricasca immediatamente. Una storia senza fine insomma che mette addosso tristezza e delusione.
Terrificanti anche i rapporti che crea con le persone, tutti i suoi "amici" sono alla fine eroinomani e per quanto ogni tanto lei esalti il rapporto tra loro, in momenti magari di lucidità si rende anche conto che il rapporto tra eroinomani non potrà mai essere un vero rapporto d'amicizia, in quanto la droga viene prima di qualsiasi altra cosa.
E cominciò proprio con lo smarrimento. Pensai che era proprio una merda. Prima ti frega l'unico amico che hai e poi la tua migliore amica. Tra bucomani l'amicizia non esiste proprio. Sei totalmente sola. Sei sempre sola. Tutto il resto te lo inventi. Tutto quell'orrore per una pera, quel pomeriggio. Ma non era proprio un caso particolare. Tutti i giorni è lo stesso orrore.
Agghiaccianti soprattutto i pensieri della ragazzina dopo che capisce di esserci completamente dentro, dopo diverse disintossicazioni fallite si rende conto allora che forse per lei non c'è speranza ed inizia a pensare al suicidio. In una maniera fredda, calcolata che davvero mette i brividi.
Avrei preferito un grammo intero. Atze l'aveva fatto con un grammo intero. Ma io non ce l'avrei fatta a farmi altri due clienti. Mi cercai in pace il cesso più pulito. Ero davvero completamente calma. Non avevo mai pensato che un suicidio potesse essere così sdrammatizzato. Non pensavo alla mia vita fino a quel momento. Non pensavo a mia madre. Non pensavo a Detlef. Pensavo solo alla mia pera.
Un romanzo insomma che vivamente consiglio di leggere, fa riflettere, apre gli occhi. Il mondo ormai è andato avanti, certo, ma situazioni del genere probabilmente si possono ancora trovare. Lo consiglio anche come metodo di educazione per genitori: ehi, controllate i vostri figli e non lasciategli fare quello che vogliono sin da piccoli, siete i loro genitori per qualcosa. Educate i vostri figli, cazzo. (Scusate il francesismo).
Quella domenica in cui vidi gli schizzi di sangue nel bagno ed ispezionai il bracco di Christiane mi cadde la benda davanti agli occhi. Fu un colpo durissimo. Fu come se Christiane mi presentasse, per così dire, la ricevuta della mia educazione, della quale ero stata così orgogliosa. Adesso mi accorgevo che avevo sbagliato tutto, e questo solo perché non avevo voluto ripetere gli errori dell'educazione che mi aveva dato mio padre.

Citazione preferita:
L'ultima volta che avevo riflettuto freddamente ero arrivata alla conclusione che per me c'erano due possibilità: o smettere definitivamente con l'ero o spararmi il buco finale. La prima possibilità era sparita, purtroppo. Cinque o sei disintossicazioni senza il minimo successo erano proprio abbastanza. Non ero né meglio né peggio degli altri bucomani. Perché mai avrei dovuto far parte di quel due per cento che riescono a smettere? Io non ero niente di particolare.
Voto: 

Curiosità: è uscito poi nel 2013 un secondo libro, sempre scritto da Christiane e si chiama: La mia Seconda Vita. Scritto da una Christiane che non è più una bambina ormai, ma è una donna fatta e cresciuta, che ha vissuto buona parte della sua vita ed è pronta a raccontare con forse più distacco ciò che successe nei lontani anni '70.

2 commenti :

  1. ciao
    ho letto questo libro tanto tempo fa e devo dire che mi ha sconvolto.

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  2. Ciao Robby, sì, devo dire che ha sconvolto anche me. Ogni volta che chiudevo il libro c'avevo gli occhi strabuzzati ed il viso sconvolto! :) Sono tematiche difficili.

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