lunedì 28 dicembre 2015

Canto di Natale - Charles Dickens

Titolo: Canto di Natale
Titolo originale: A Christmas Carol
Autore: Charles Dickens
Pagine: 144
Casa Editrice: Giunti Editore
Uscita inglese: 1843
Uscita italiana: 1888

Bene, e pure il penultimo punto dalla lista dei libri da leggere nel 2015 è spuntato! Tra i tanti c'era: un libro ambientato nel periodo natalizio. Per un anno ho pensato a cosa mai avrei potuto leggere finché non mi sono tirata una manata in fronte e mi son data della demente, quale classico migliore di Canto di Natale di Charles Dickens?
Come ho detto mille volte i classici sicuramente non sono il mio forte, non li apprezzo probabilmente quanto dovrei. Anche questo mi è piaciuto, era una storia che ovviamente già conoscevo, probabilmente però non l'ho apprezzato quanto avrei dovuto.

Andiamo con una trama (come se ce ne fosse bisogno).
Ebenezer Scrooge è un uomo ricco e avaro, tutto ciò che gli importa sono i suoi averi terreni. Odia le persone ed odia il natale, disprezza tutto e tutti tranne il denaro. La notte di natale va però a trovarlo il suo vecchio socio in affari, morto da più di un decennio, che gli dice che durante la notte andranno a trovarlo tre spiriti: lo spirito del natale passato, del natale presente e del natale futuro. Scrooge è forse ancora in tempo per cambiare modo di essere, ma vorrà davvero farlo?
Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto "allegro Natale" in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio! 
Ed ora la mia modesta opinione su tutto ciò.

Quella di Dickens è una storia di accusa, come spesso accade nei suoi romanzi. Un'accusa verso la società che lo circondava dove i beni materiali erano importanti, le persone con i soldi erano in cima e le persone povere erano degli emarginati. E' bello vedere come Dickens fa evolvere il personaggio di Scrooge facendolo passare da avido ricco a persona di cuore che decide di dare una svolta alla sua vita e aiutare il prossimo.
- Ah no! - rispose la fanciulla - la coscienza vi fa sentire che non eravate quel che siete adesso. Io sì. Quel che ci prometteva la felicità quando avevamo un sol cuore, oggi che ne abbiamo due è fonte di dolori. Non dirò quante volte e con che pena ho pensato a questo. Vi basti che io ci abbia pensato e che possa ora rendervi la vostra parola. - 
Da sottolineare inoltre il fatto che nonostante sia un libro scritto a metà ottocento, lo stile dell'autore è molto scorrevole e nonostante ogni tanto si becchino dei antichismi (giustamente) il libro lo si legge abbastanza rapidamente. 
Immagino che ciò che questo libro vuole insegnare comunque non è solo il fatto che bisogna essere tutti più buoni, ma anche la verità che da soli non si può vivere per sempre, siamo animali sociali e quindi abbiamo bisogno di persone come noi, accanto a noi, che ci facciano compagnia nella lunga avventura che è la vita.

Citazione preferita:
- Vivono alcuni su cotesta tua terra, - rispose lo Spirito, - i quali si figurano di conoscer noi e compiono in nome nostro i loro atti di ira, orgoglio, malvagità, odio, invidia, ipocrisia, egoismo; e costoro son così estranei a noi e a tutta la nostra famiglia come se mai fossero venuti al mondo. Ricordati questo, e le azioni loro addebita a loro, non già a noi. - 
Voto: 

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